Back

“Cosa saremo poi”, di Luigi Ballerini

Cyberbullismo. Recensione del libro COSA SAREMO POI di Luigi Ballerini

a cura di Paola Benadusi Marzocca (esperta di editoria per bambini e ragazzi)

Dinanzi alla tematica forte e attuale del cyberbullismo che investe i giovani di ogni latitudine con conseguenze a volte drammatiche, Luigi Ballerini, medico, psicoanalista e scrittore pluripremiato, descrive insieme alla scrittrice Luisa Mattia nel suo ultimo romanzo dal titolo significativo COSA SAREMO POI (Lapis,pp.229, € 12,50), un classico caso di aggressione in rete. Tutto avviene nell’ambito di una classe di liceo:

una ragazza è tormentata da tempo da un gruppo di compagni per la sua goffaggine, per qualche chilo di troppo, per le felpe extralarge che indossa. Si sente sempre più sola e isolata. Il suo umore cambia, ma lei non parla, non confida a nessuno il suo disagio e neppure i genitori se ne rendono conto.

“Abbiamo deciso, mi dice Luigi Ballerini, di dare al testo un taglio particolare nel senso che non ci siamo dilungati nella narrazione dei classici atti di bullismo. Il libro si apre infatti con una scena forte: il tentativo di suicidio della protagonista, una ragazza liceale quattordicenne di nome Lavinia.”

L’altro protagonista della storia è Falco, il bullo, il ragazzo più attraente della classe, “il più figo di tutti” che alla notizia del gesto di Lavinia commenta con la sua corte di amici: “E’ una sfigata. Dieci a uno che l’ha fatto per attirare l’attenzione. Ma resta quello che è: una poveretta. Mangiasse meno”. Ma quando i genitori della ragazzina decidono di rivolgersi alla polizia perché sono venuti a sapere che un gruppetto di compagni di scuola da mesi l’ ha presa di mira e che girano anche foto personali che ingenuamente Lavinia ha messo in rete, i responsabili di questa incessante persecuzione, e primo fra tutti Falco, si allarmano.

L’atteggiamento dei professori quando vengono a conoscenza del tentativo di suicidio di Lavinia non è chiaro. “La sala dei professori era insolitamente silenziosa. Solo sguardi intensi intrecciati davanti agli armadietti, mormorii, parole smozzicate, quasi sussurate.”

-Dinanzi a questo gesto estremo, i professori sembrano sconcertati a parte una giovane professoressa che aveva dato la sua amicizia su Facebook alla ragazza. Anzi il preside sembra disapprovare questa scelta. Perché ?

” La premessa è negativa, mi risponde Ballerini, nel panorama generale i ragazzi non interessano a nessuno, ovvero interessano come categoria di marketing, come consumatori. A nessuno importa in realtà come vivono, cosa pensano. C’è un disinteresse generale. Coloro che sono più partecipi dei loro problemi, sono proprio gli insegnanti perché bene o male passano molte ore insieme a loro. Ovviamente c’è una gradazione tra gli insegnanti: c’è chi è più coinvolto nella loro educazione e chi meno.”

Il discorso del preside alla classe toglie ogni dubbio. Le offese sui social e su WhatsApp possono configurare per la legge un reato: “quando scrivete qualcosa in rete, spiega ai ragazzi, chiedetevi cosa provereste se le vostre parole andassero sulla prima pagina del giornale il giorno successivo o fossero lette alla tv.”.

Ascoltando queste parole Falco comincia ad avere paura e i suoi amici complici e spettatori con piccoli gesti significativi, anche loro impressionati dalle possibili conseguenze dei loro atti, prendono le distanze da lui.

Parecchi di loro sono pentiti e cominciano a trovare irritante l’arroganza di Falco, il suo atteggiamento da capetto, da padrone.

-Possibile che senza il drammatico gesto di Lavinia, nessuno avrebbe lanciato un segnale d’allarme?

“Gli adulti in generale non si accorgono di ciò che passa per la testa dei loro figli. Sono gli stessi ragazzi, ed è un fatto direi generazionale, che non comunicano, che non sanno più comunicare; fanno fatica a chiedere aiuto, quindi sono molto soli e forse, occorre sottolineare, gli stessi adulti non sono in grado di ascoltarli perché sono in difficoltà loro stessi.”

– Questo succede perché parlano linguaggi diversi o perché gli adulti in genere non sanno ascoltare?

“I ragazzi hanno bisogno di potersi fidare, di confidarsi, di essere sicuri che chi ascolta non è lì per biasimare, giudicare, punire, ma per aiutare, per trovare soluzioni insieme”.

-Occorre quindi trovare uno spazio di ascolto senza demandare esclusivamente a specialisti questa silenziosa, impellente richiesta di aiuto?

“Gli adolescenti hanno bisogno di una guida, molti si lasciano influenzare e fanno un pessimo uso dei media, senza considerare che nascondersi e non parlare diventa un atto di complicità. Il bullismo, non dimentichiamo, vive di omertà e di silenzi.”

-Come si può insegnare ai giovani ad alzare la testa? Qual’è il modo migliore per risvegliare la loro coscienza?

“Nella realtà si instaura spesso un meccanismo di paura che spinge a tacere e a subire. La stessa vittima ha paura e non sa come uscirne. Il bullo per emergere ha bisogno di schiacciare gli altri; lui stesso è uno che non sta bene, la sua prepotenza, la sua gratuita violenza celano vigliaccheria e debolezza. Chi ha un carattere solido non ha bisogno di sudditi forzati. Per cui anzitutto occorre togliere al bullo il potere di chi glielo concede. In questo modo si sgonfia come un pallone e la prepotenza si vanifica.”

-E la vittima come può uscire dal suo isolamento e recuperare la sua identità e la fiducia negli altri?

“Sicuramente non ci riesce da sola. Senza insistere sulla violenza del bullismo e le vessazioni in rete, va chiarito che da soli si fa fatica a ritrovare se stessi. In questo romanzo abbiamo mostrato che si può recuperare la propria vita seguendo un percorso preciso o con l’aiuto di uno psicologo o di altre persone.

Altro elemento fondamentale è che bisogna insegnare a saper controllare i media: governarli anziché essere governati. Nel caso specifico Lavinia ritrova se stessa e la sua serenità attraverso il teatro recitando nella commedia di Shakespeare, “Molto rumore per nulla”, sotto la guida di una giovane regista che le offre la possibilità di lavorare con lei e che le fa capire che qualunque cosa accada non bisogna fermarsi, ma andare avanti, sempre.”

Scuola democratica
Scuola democratica