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“Il coccodrillo di Aristotele” di Michel Onfray

Storie. “Il coccodrillo di Aristotele” di Michel Onfray

a cura di Paola Benadusi Marzocca

Comprendere la filosofia può scatenare una serie di effetti secondari, anche imprevedibili tanto più se avviene attraverso quadri di pittori famosi come nel singolare quanto affascinate libro di Michel Onfray , IL COCCODRILLO DI ARISTOTELE -Una storia della filosofia attraverso la pittura (Ponte alle Grazie, trad. Michele Zaffarano, pp.239, € 22,00). Dinanzi a un mondo che cambia tutto diventa più difficile. Si incrinano certezze e valori, occorre trovare nuove risposte e la filosofia come altre discipline contribuisce a individuare quelle giuste. Unire filosofia e pittura è una scelta geniale. Sommersi come siamo da libri impostati esclusivamente su interviste o pamphlet politici spesso approssimativi e privi di rigore, un libro come quello del popolare filosofo francese, autore di oltre ottanta libri, è un dono per i professori, ma anche per gli studenti. La sua prosa infatti è scorrevole, limpida; il contenuto ricco di idee, di aneddoti, di storia.

Lo stesso Onfray spiega il suo intento: la pittura si può permettere di ridurre un sistema filosofico “in una frase, in un’idea, in un analagon, in un’icona, in un oggetto” . E la riduzione è tanto più efficace se il senso dell’oggetto è chiaro. “Il lavoro che rimane da fare successivamente è quello inverso, cioè passare dall’oggetto al sistema…”. Già Leonardo da Vinci sosteneva che la pittura era una “cosa mentale”. Ed è proprio questa cosa mentale che “fornisce l’occasione per una spiritualità pagana e immanente capace di prendere il posto della religiosità cristiana e trascendente.” Più esplicito di così non si può. Il quadro insomma è l’analagon secondo il termine inventato da Husserl, ossia “l’oggetto che serve a riassumere il tutto.”

Filosofare significa in fondo compiere un lavoro come un altro, un lavoro che richiede sicurezza dei propri mezzi, metodo, onestà intellettuale. Se la filosofia è stata costretta nei secoli a divenire parola scritta, a sciogliere e legare gli intrecci del pensiero, ciò non toglie che le risposte più profonde riguardo all’umanità e all’esistenza le possa dare con il silenzio oppure con un’immagine discorrendo su di essa in attesa delle incognite del futuro. Per esempio “La coppa di Socrate” nello splendido quadro di Jacques-Louis David offre lo spunto per offrire un ritratto di Socrate e del suo pensiero estremamente significativo. Essendo Socrate un “filosofo esistenziale non ci stupisce, scrive Onfray, che i potenti, la gente piazzata ai posti giusti e gli uomini politici non l’abbiamo mai apprezzato.” E poi c’è “La lanterna di Diogene” in “Platone e Diogene” di Mattia Preti, “Il calamaio di Tommaso d’Aquino” ritratto da Sandro Botticelli, “La mano di Cartesio”, di René Descartes, “La tavola di Kant” di Emil Dorstling e tanti altri ancora compresi Marx, Freud, Sartre, Jacques Derrida, tutti rappresentati in quadri densi di significati quanto potenti per impatto visivo.

Una carrellata che scorre rapida nei secoli unendo ai tratti e colori delle immagini il taglio rapido, nervoso e inquietante proprio della denuncia e del messaggio da meditare e raccogliere.

Scuola democratica
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