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Riflessioni sull’istruzione e formazione professionale

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A Torino si è svolto qualche settimana fa il convegno ” Accendere i fari sull’Istruzione e Formazione Professionale” promosso dall’Associazione Treellle e dalla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo. Come accade sempre, e lodevolmente, nelle iniziative firmate Treelle, riflessione e dibattito sono stati supportati da un Quaderno dedicato al tema, articolato in 5 capitoli: Il Quadro europeo ; Il contesto italiano; L’IeFP regionale ; L’istruzione professionale statale ; Criticità emerse e proposte.

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di Fiorella Farinelli (Esperta di sistemi scolastici e formativi) – L’ introduzione del cosiddetto “organico potenziato”, qualche decina di migliaia di insegnanti in più, un bel gruzzolo di spesa pubblica, è un tema su cui questo blog ha invitato e invita a scrivere, per saperne e farne sapere di più. Una singola decisione, sebbene inappropriata, non si può usare per dire che non va bene niente . I casi specifici, o i dettagli, però qualcosa di utile lo rivelano sempre, tanto più quando ancora manchi un quadro puntuale e attendibile delle modalità concrete e degli esiti di qualche riforma/innovazione.

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di Giunio Luzzatto (esperto di organizzazione didattica dei sistemi universitari) –
Il documento su “Orientamento integrato tra Scuola e Università”, approvato dal Consiglio Universitario Nazionale il 5 aprile scorso, merita la massima attenzione non solo da parte della Ministra cui è diretto (e alla quale compete compiere le azioni ivi suggerite), ma da parte dell’intero mondo educativo italiano.

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Di Saul Meghnagi, dal Convegno organizzato dall’Associazione TreeLLLe, svoltosi a Roma, il 19 marzo 2016 presso la Luiss.
Nel convegno sono stati presentati i risultati di uno studio che ha analizzato il problema dell’”Educazione alla cittadinanza nella scuola superiore” e che ha interessato giovani diplomati (19-23 anni). Le sfide determinate da una società composita per cultura, sensibilità, idee sulla società e sulla democrazia, vedono crescere l’importanza di una “global citizenship”, una formazione civica aperta al confronto e suscettibile di garantire la convivenza civile tra persone, lingue, religioni, esperienze diverse di lavoro e di vita. Questo è uno dei temi primari sui quali l’Associazione TreeLLLe intende promuovere il confronto e il dibattito nazionale.

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di Stefano Casarino (Docente di Materie Letterarie nel Liceo Classico e Presidente della Delegazione di Cuneo dell’A.I.C.C. Associazione Italiana Cultura Classica) – Il Premio assegnato a Vienna dal “Progetto Zero” il 10 febbraio alla Scuola Italiana per l’inclusione degli alunni disabili è l’occasione per riflettere, assieme alla lettura de “Il ragazzo che parlava con la luce” di Maurizio Arduino (Einaudi 2014) su cosa caratterizza il nostro sistema scolastico rispetto a quello degli altri Paesi europei.

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di Giancarlo Cavinato e Lanfranco Genito (MCE Movimento di Cooperazione Educativa) –

La scuola italiana, recentemente, sembra rispecchiare sempre più i limiti e la crisi della fase politico-culturale che stiamo attraversando, perdendo quasi di vista la sua stessa funzione sociale. I docenti oscillano tra innovazione ed adattamento, laddove l’innovazione, spesso, si identifica con l’uso di tecnologia più moderna in una buona scuola non cambiando la sostanza del rapporto educativo e finendo col rappresentare, così, solo una verniciatura di facciata: cambiare per non cambiare, di gattopardesca memoria.

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di Roberto Maragliano (Professore di Tecnologie dell’Istruzione e dell’Apprendimento presso l’Università Roma Tre) dal Seminario annuale di Scuola Democratica “Verso quali scuole” –

Se la scuola si conferma restia a mettersi in gioco e ad accettare la sfida di cui digitale e rete si fanno tramite, la scuola stessa potrebbe paradossalmente porsi come il più efficace motore del processo, da tempo in atto, di descolarizzazione della società.

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di Marta Rapallini (Presidente dell’Istituto Gramsci Toscano Onlus) dal Seminario annuale di Scuola Democratica “Verso quali scuole”

Come tutti i processi complessi anche l’innovazione della scuola dipende e ha bisogno di numerosi contributi. Alcune idee affinché i finanziamenti rivolti al patrimonio di edilizia scolastica del paese siano efficaci nel realizzare l’innovazione delle nostre scuole.

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di Fabrizio Dacrema (esperto di formazione e lavoro- CGIL nazionale)

Il Ministero dell’Istruzione ha emanato il primo provvedimento per attuare le nuove norme contenute nella legge 107/2015 sulle attività di alternanza scuola lavoro, una Guida Operativa dalla cui lettura probabilmente le scuole non troveranno chiarezza nel modello da perseguire né soluzioni adeguate per individuare contesti lavorativi con cui realizzare percorsi formativi qualificati.

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di Renata Puleo (ex Direttrice Didattica, Dirigente Scolastica) –
La nuova dirigenza nata dalla attuale riforma consente la messa in atto di azioni significative sul nodo valutazione-miglioramento? Alcuni ritengono che si tratti di un percorso non concluso o addirittura ostacolato, altri manifestano la preoccupazione che senza un adeguato piano di finanziamenti sulla formazione e sulla ricerca né gli insegnanti, né i dirigenti potranno valutare l’impatto del loro lavoro e produrre “rendicontazione sociale”.

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di Francesco Pastore (Professore Aggregato di Economia Politica presso la Seconda Università degli studi di Napoli) in risposta all’articolo “La Buona Scuola: ricominciamo a discuterne” –
L’apprendistato è destinatario delle attenzioni riformatrici di tutti i nuovi governi. Al momento, il ruolo multiforme dell’apprendistato lo rende argomento importante di riflessione sia quando si parla di mercato del lavoro e di flessibilità nel mercato del lavoro (tipo Jobs Act) che quando si parla di sistema d’istruzione (tipo Buona scuola). Riguardo alla Buona scuola, il collegamento è, ovviamente, con il tema dell’alternanza scuola lavoro. Ma qual è la differenza? Devono convivere o trasformarsi l’uno nell’altra?

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di Francesco Pastore (Professore Aggregato di Economia Politica presso la Seconda Università degli studi di Napoli) –
Il target fissato da Europa 2020 per l’abbandono scolastico è pari al 10%: ogni paese membro deve portare la percentuale di coloro che non completano la scuola dell’obbligo, vale a dire la scuola secondaria di primo grado, al di sotto di questa soglia. La consapevolezza che la causa principale dell’abbandono scolastico è di natura economica consente di guardare con favore l’approccio seguito da molti progetti finanziati di recente in Italia per combattere la dispersione scolastica.

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di L. Benadusi, V. Campione, A. Viteritti –
Su Learning4abbiamo dato spazio a una discussione sulla Buona Scuola che si è svolta in due fasi, prima sul documento proposto alla consultazione dal ministro e poi sul d.d.l. presentato alle camere. Ora il momento è quello di aprire una terza fase di dibattito per fare un passo più netto in direzione dell’approfondimento e della valutazione delle prospettive che, dopo l’approvazione della legge, paiono aprirsi per la scuola italiana.

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di Fiorella Farinelli (Esperta di sistemi scolastici e formativi) –
Degli oltre 800mila studenti con background straniero, la maggioranza è ormai di bambini e ragazzi nati in Italia, o arrivati in età prescolare. In un recente convegno sull’integrazione dei migranti promosso dal Viminale sono state discusse difficoltà e successi delle politiche di scolarizzazione degli studenti stranieri.

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di Giorgio Rembado (Presidente ANP Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola) in risposta all’articolo Discutiamo lo sviluppo della Buona Scuola –
E’ inevitabile che un Disegno di Legge, fra il momento della prima presentazione e quello della sua definitiva approvazione, vada incontro ad un certo numero di modifiche, anche sostanziali. Tuttavia, nel caso della Buona Scuola, questo processo è stato particolarmente travagliato ed è approdato ad esiti, ad oggi, altamente discutibili, nel metodo e nel merito.

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di Fiorella Farinelli (Esperta di sistemi scolastici e formativi) –
Sarà perché da mesi la scena è occupata da altri temi, ma il consueto focus del Miur sulle iscrizioni1 è passato finora quasi del tutto inosservato. Riporta invece dati, e variazioni tra il 2014 e il 2015, che meritano una qualche attenzione.

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